L’Italia, tra i Paesi UE, forse è tra quelli che maggiormente “spinge” per l’embargo delle forniture di gas e petrolio provenienti dalla Russia.
Dallo scoppio della guerra le importazioni di petrolio però sono praticamente quadruplicate, arrivando a toccare i 450.000 barili al giorno. Un paradosso evidente, solo in parte motivato dal fatto che a Priolo, in Sicilia, è ubicata la mega-raffineria Isab, proprietaria della Lukoil, che nel 2008 l’ha rilevata dalla ERG. Circa il 66% dei barili che arrivano dalla Russia finiscono nello stabilimento vicino a Siracusa, dove si produce circa il 20% dei carburanti prodotti in Italia.
Ma, come ben sappiamo, quello delle forniture energetiche non è l’unico problema, relativamente alle materie prime, causato dalla guerra.
Si calcola che in Africa oggi ben 378 milioni di persone siano ridotte alla fame a causa dell’impossibilità di esportare le materie prime agricole di cui Russia e Ucraina sono ricche. Già prima dell’invasione russa, la pandemia e la siccità avevano fatto crescere a oltre 300 milioni le persone in “sofferenza” alimentare. Il blocco pressochè totale dell’export di grano e di cereali che avviene esclusivamente a mezzo nave, ha ulteriormente aggravato la situazione.
Si è molto parlato, in questi mesi, della dipendenza europea dal gas e dal petrolio russo (mediamente il 40% dell’import UE); da qualche settimana si sta invece parlando della possibilità che una grave crisi alimentare possa colpire (in parte, come scritto, si sta già verificando) molti Paesi africani, il continente che più è “appeso” alle forniture alimentari provenienti da quell’area. Alcuni Paesi (vedi Eritrea) importano il 100% del grano, la Somalia il 90%, il Congo l’80%. Ma molti sono i Paesi con percentuali superiori al 50% (Libia, Tunisia, Egitto, Kenya).
La prima e più evidente conseguenza è l’aumento dei prezzi: dopo il forte rialzo del 2021, quando sono saliti del 31%, nel 2022 dovrebbe seguirne un altro di circa il 23%. Percentuali da brivido, ancor di più in Paesi con redditi tra i più bassi al mondo e con un largo consumo di pane.
Ma la “contabilità” della guerra non finisce certo qua.
Oggi a Davos inizia il tradizionale (anche se di solito si svolge nella stagione invernale) vertice sull’economia. Ovviamente non ci saranno rappresentanti della Russia (e, a dire il vero, neanche della Cina, che dal 2017 invece ha sempre visto la presenza del Presidente Xi-Jin Ping).
Quest’anno senz’altro gli argomenti non mancheranno, tra inflazione, politiche monetarie e guerra.
Sulla guerra, oltre alle conseguenze umanitarie (5ML di ucraini hanno lasciato il Paese, altri 7 ML sono sfollati dalle proprie abitazioni), si calcola che solo le infrastrutture hanno subito danni per oltre $ 100 MD, mentre se contiamo le abitazioni private e ciò che serve per una vita normale, dobbiamo aggiungerne altri 600. Ben poco rappresentano, quindi, gli aiuti sin qui stanziati da UE e Stati Uniti, rivolti soprattutto a consentire il “day by day” (circa $ 5MD mese).
Aperture asiatiche contrastate nel primo giorno della settimana. Tokyo chiude a + 1%, mentre Shanghai recupera la parità in questi minuti. Rimane negativa Hong Kong, che perde circa l’1,30%.
Ben impostati i futures americani ed europei: Nasdaq che, quanto si vede, potrebbe aprire oltre l’1,50%. Bene anche l’Europa (Eurostoxx + 1.12%); MIB “segnalato” a + 1,10%. Da notare che oggi è previsto lo stacco dividendi per 55 società quotate, di cui ben 19 sul listino principale: il valore complessivo è di circa € 10MD, che equivale ad un calo “tecnico” pari a circa l’1,44%.
Materie prime con segno più questa mattina: petrolio (WTI) a $ 111,13 (+ 0,66%), gas naturale che si conferma sopra gli 8$ (8,085). Oro oltre i $ 1.850 (+ 0,47%).
Spread a 200,5 bp, con il BTP che sfiora il 3%.
Recupera l’€, che si riporta ad 1,060 vs $.
Balzo del bitcoin, che con il + 3,7% di questa mattina, si riporta sopra i $ 30.000 (30.499).
Ps: qual è l’istituzione italiana che gode di maggior fiducia? Ancora una volta troviamo i vigili del fuoco: ben il 90% degli italiani dichiara la loro grande ammirazione per i pompieri. Distanziate, con il 76% dei punteggi, le Forze dell’Ordine. Al 3° posto il Presidente della Repubblica, con il 68%. E la “politica”? I partiti sono al 20%, il Parlamento si ferma al 39%, mentre il Governo è al 37%.